Sovrappeso, obesità e postura
- Alessia Guglielmino
- 6 giorni fa
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Aggiornamento: 4 giorni fa

L'indebolimento delle strutture, a causa dell'eccessivo tessuto adiposo, determina instabilità biomeccanica funzionale oltreché alterazione e/o scompensi delle strutture articolari, mentre l’alterazione del metabolismo corporeo si traduce in processi di stoccaggio del cibo disfunzionali, spesso con l’instaurarsi di un infiammazione cronica.
Errori posturali:
bambini e adolescenti
I bambini predisposti al sovrappeso, a causa della sedentarietà, hanno un minore controllo del corpo e una minore capacità funzionale dovuti all'eccesso di massa grassa.
La postura alterata, nel bambino in sovrappeso, infatti, determina l'adattamento degli schemi motori, l'alterazione delle capacità somatosensoriali e la difficoltà di equilibrio.
Una meta-analisi di 450 studi trasversali condotti in diversi paesi, su un campione rappresentativo di intervistati, ha mostrato un aumento della percentuale di bambini in età prescolare con sovrappeso e obesità dal 4,2% nel 1990 al 6,7% nel 2010.
La maggior parte dei bambini a cui è stata diagnosticato sovrappeso o obesità (da 35 milioni a 43 milioni di diagnosi) viveva nei paesi in via di sviluppo.
Altri studi, in riferimento alla scoliosi idiopatica giovanile, sottolineano un rischio più elevato di insorgenza di errori posturali, soprattutto tra le ragazze magre con rapido aumento di peso.
Nella fascia di età compresa tra i 7 e i 12 anni si presenta un addome sporgente con ginocchia valghe e piedi piatti, mentre, tra i 13 e i 18 anni l’obesità e le complicazioni ortopediche si associano a ginocchia valghe e piede piatto.
Inoltre il 93% dei soggetti studiati con errore posturale presentava una costrizione.
Studi associati alla popolazione adulta
Altri studi evidenziano che pazienti obesi riscontrano difficoltà rispetto lo spostamento, con instabilità del centro di pressione durante test in stazione eretta monopodalica.
Le conseguenze riportate sono associate all'incremento del rischio di caduta e alla maggiore difficoltà, rispetto agli adulti sani, di svolgere più compiti contemporaneamente durante le attività quotidiane, a causa delle capacità psicomotorie indebolite.
L'aumento del peso genera uno sforzo biomeccanico che aumenta le sollecitazioni articolari.
A livello della colonna vertebrale, l'eccessiva lassità legamentosa e la compressione discale, proiettano le forze di trazione verso un addome dalla circonferenza importante e questo si traduce in posizioni antalgiche, disabilità motoria, asimmetrie degli arti inferiori, squilibri e dolori sono solo alcuni dei problemi a carico del sistema muscolo scheletrico.
Il risultato è una maggiore incidenza della lombalgia ed il rischio di cadute.
La mancata attività fisica all'aperto, a causa della sedentarietà o difficoltà di movimento, secondo una revisione attuale, associa gli scarsi livelli di vitamina D alla mancata esposizione al sole.
La vitamina D nel tessuto adiposo e la diluizione volumetrica della vitamina D3, ingerita o sintetizzata per via cutanea nella massa grassa dei pazienti obesi, potrebbero rappresentare alcuni dei fattori che svolgono un ruolo importante nella patogenesi dei bassi livelli di vitamina D.
Altri studi, correlati alla carenza della vitamina D nei soggetti deboli, anziani, sedentari e obesi riportano delle correlazioni con l'instabilità posturale.
Sono necessari studi prospettici per confermare l'effetto della vitamina D sul PI e chiarire i meccanismi di questa associazione, inoltre non è chiaro se le dimensioni corporee e/o l'adiposità debbano essere prese in considerazione nella determinazione del fabbisogno dietetico di vitamina D.
Prevenzione
Secondo l'OMS e le linee guida rilasciate (https ://www.epicentro.iss.it/obesita/report-obesita-oms-2022 ) serve maggior impegno per migliorare la dieta e l'attività fisica nel corso della vita, compresi il periodo prima del concepimento e la gravidanza, la promozione dell'allattamento al seno, gli interventi a scuola e gli interventi per creare ambienti che migliorino l'accessibilità e la convenienza dei cibi sani, nonché le opportunità per lo svolgimento dell'attività fisica.
Per i soggetti fragili, un percorso motorio preventivo e adattato, integrato ad uno stile di vita sano sotto la supervisione di un’ equipe di professionisti della salute, sono i mezzi principali per la prevenzione e la cura della malattia.
L’esercizio fisico ha un ruolo determinante in questa patologia, infatti, è importante introdurre l’attività fisica come parte integrante dell’approccio terapeutico, come educazione ad uno stile di vita attivo e per la prevenzione sui disordini
muscolo-scheletrici dell’infanzia sino al raggiungimento dell'età adulta.
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